21 dicembre 2023: e ora sono settantasette

E ora sono settantasette anni da quella notte buia e tempestosa *.
Questi ultimi compleanni sono andato snocciolandoli anno per anno, accompagnandoli con un rapido sguardo all’indietro, ora che la memoria tende a ripresentare sempre le stesse immagini (icone del passato) senza che significhino più tanto, ma che segnano il percorso che mi è ormai difficile ricostruire nei dettagli.
E allora questa volta parto da quella fotografia (iconica, appunto) in cui sorrido di fronte alla mia torta di compleanno con quattro candeline. Accanto c’è mia sorella che condivide con me la stessa data di nascita con tre anni di differenza (a proposito: Happy Birthday, Luigina). Così sorride anche lei, come se fosse fiera del suo primo anno compiuto, certamente inconsapevole della conquista raggiunta ma partecipe dell'aria di festa.
In effetti tra i caposaldi della memoria, forse il primo dei miei ricordi, c’è la nascita di mia sorella  appena nata, in un lettino accanto al lettone dei genitori. Una chioma di capelli neri e nient’altro.
E’ da lì che partono due percorsi, il mio e il suo, che si sono incrociati più volte. Nei nostri litigi da bambini (quanto non sopportavo, ahimè, il suo essere una femmina), ma soprattutto nei momenti di solidarietà, come quando, seduti su un divanetto dell’ufficio di mio padre, in attesa di entrare a scuola, lei sei anni ed io nove, le facevo leggere il sillabario per esercitarla alla lettura (lei ora nega, ma sono io che le ho insegnato a leggere).

Poi i percorsi incrociati sono diventati tre, con la nascita di nostro fratello. E qui l’immagine iconica della memoria mostra me e lei in visita a nostra madre in clinica. Mia madre a letto con accanto il nuovo arrivato avvolto in una copertina azzurra. Ci disse che era a letto perché si era fatta male ad una gamba, cascando per rincorrere la cicogna …
Di mio fratello ricordo i giochi in cui lo coinvolgevo cercando di realizzare i sogni della mia infanzia come quello di volare. Lui infatti a tre anni entrava benissimo in un aeroplano di cartone (costruito con innumerevoli dettagli accessori) e poteva volare trasportato da me e Giulio. Non so quanto si rendesse conto della sua fortuna di poter usare quell’aeroplano come noi non avevamo mai potuto fare. 
Nei suoi confronti, io e mia sorella abbiamo svolto un qualche ruolo di tutori e mentori, a volte anche assumendo qualche postura rigida e autoritaria di quelle che solo i bambini e i sadici sanno assumere. Lui ancora adesso se ne ricorda e se ne lamenta un po', ma tant'è, in fondo la psicoanalisi ci insegna che nessun ruolo paterno riscuote pienamente consenso e comprensione.

Il nostro ricordo più importante, a tre, è il viaggio verso Istanbul, inaugurato con una notte di tempesta subito dopo l’uscita dal porto di Napoli. Il ricordo di un mare al massimo della sua ira, intorno allo scafo della San Giorgio, con l’acqua e la grandine che ci piovevano addosso, mentre a prua l’orizzonte si alzava e abbassava portandosi appresso il mare. E quando raggiungeva il punto più alto sembrava ci sarebbe caduto addosso.
Ora è un ricordo strutturato, molto lontano. Più di sessant’anni fa. Ed eccoci qui noi tre, nella foto scattata per il passaporto, pronti ad affrontare il mondo nuovo. 
In effetti quello sulla San Giorgio fu un viaggio di iniziazione, con quella tempesta che ci mise alla prova, per l'eccezionalità dell'evento e per il forte mal di mare.  Per me rappresentò il passaggio dall'infanzia all'adolescenza perché abbandonai definitivamente il giardino dei giochi e affrontai un paese sconosciuto scoprendo il fascino del viaggio e della vita in paesi nuovi. Da allora non mi sono fermato, seminando ovunque ricordi e rimpianti. Ma questa è un'altra storia. Ed è una storia con molti altri protagonisti che hanno intrecciato la loro vita alla mia. Alcuni di loro (troppi) ormai se ne sono andati e non posso fare a meno di ricordarli in questo mio settantasettesimo solstizio d'inverno. 

Per ciò che riguarda i miei fratelli, i nostri tre percorsi continuano ad intrecciarsi e ogni tanto accenniamo a quella notte buia e tempestosa sulla nave. Per me fu la seconda, dopo quella della mia nascita, e fu come una ripartenza.

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